Interspac

Azionariato popolare nel mondo dello sport

L’azionariato popolare è una pratica diffusa nel mondo sportivo internazionale e si può definire come una diffusione della proprietà azionaria presso il pubblico dei tifosi, i quali, diventano così investitori e dirigenti. I tifosi investono quindi nel club diventandone soci, riuscendo ad acquisire determinati diritti, ad esempio il voto in assemblea. Questo metodo, di solito, viene adottato in caso di fallimento societario, i tifosi decidono quindi di acquisire pacchetti di azioni garantendosi una percentuale di capitale. I motivi per cui si incorre all’azionariato popolare sono molteplici: primo su tutti esso garantisce stabilità economica grazie a un afflusso costante di risorse da poter sfruttare per nel finanziamento della società, e un continuo processo di fidelizzazione dei tifosi-azionisti.

Interspac

Mentre l’azionista di riferimento dell’FC Inter, Suning, è alle prese con 7 miliardi di dollari di debito, il futuro della squadra nerazzurra resta in bilico. Per questo nei giorni scorsi è nata l’idea di chiedere aiuto ai tifosi e per capire cosa ne pensino i tifosi è stato pubblicato un sondaggio di “Interspac srl”, il quale, proprio come una SPAC, ha l’obiettivo di raccogliere capitali da investire in un’unica società target, appunto l’FC Inter. Interspac era un’idea nata già nel 2018 da un gruppo di tifosi capitanati dall’economista Carlo Cottarelli per raccogliere quote fra i tifosi per affiancare come soci di minoranza gli Zhang. A quel tempo però non se ne fece nulla e la quota destinata ai tifosi fu acquisita dal fondo cinese Lion Rock. A inizio anno, però, l’ipotesi di raccogliere risorse tra i tifosi è tornata in auge come riportato da uno dei promotori Roberto Zaccaria, professore universitario ed ex presidente Rai il quale aveva detto:” Vogliamo fare la nostra parte, avviando un progetto di fund raising per aiutare l’Inter a continuare a essere grande.” Venerdì 25 giugno Interspac ha diffuso il suo primo comunicato stampa in cui Carlo Cottarelli, noto economista e presidente dell’iniziativa, ha annunciato:” Si apre oggi una fase molto importante dell’iniziativa che stiamo promuovendo. I tifosi delle squadre di calcio  potranno esprimere il loro interesse a partecipare in un’iniziativa di azionariato popolare per diventare proprietari del loro club, qualora ce ne fosse la possibilità.” Nella nota Cottarelli ha continuato:” Vogliamo misurare quanto interesse ci sia per la nostra iniziativa. Se, come pensiamo, ci sarà sufficiente interesse da tutte le parti coinvolte, inclusa la proprietà, richiederemo le necessarie autorizzazioni da tutti gli organi competenti per poi iniziare la raccolta di risorse dai tifosi e da altri. Il nodo cruciale, però, è capire che cosa ne pensi la proprietà. Questa potrebbe essere sicuramente un’occasione per collocare il 31% dell’FC Inter nelle mani di Lion Rock. Nei mesi scorsi sono circolati dei documenti di Goldman Sachs nei quali si evidenziava che la cifra pagata da Lion Rock per acquisire il 31% della società era stata di 166 milioni, di cui 133 milioni erano stati prestati da Suning. Ciò significa che per liquidare la quota di Lion Rock dovrebbe pagare solo 33 milioni ma contestualmente rinunciare a 133 milioni di credito. Se, invece, la proprietà decidesse di far entrare Interspac all’interno dell’azionariato quei 133 milioni gli arriverebbero.

Fattibilità dell'operazione

L’iniziativa sarà aperta a tutti i tifosi disposti a pagare una quota di entrata pari almeno a 500 euro, secondo i calcoli di Calcioefinanza, il bacino di persone da cui poter attingere risorse è assolutamente ampio. L’Inter può infatti contare circa 35 milioni di tifosi in tutto il mondo e se anche solo il 10% investisse 500 euro il club raccoglierebbe 1 miliardo e 750 milioni di euro.

Quali squadre sono sostenute dall'azionariato popolare

Ad oggi ci sono alcuni grandi club internazionali che hanno già questo tipo di proprietà, tra cui Barcellona, Bayern Monaco e Borussia Dortmund. Gli spagnoli hanno 233mila soci in tutto il mondo. I tifosi-azionisti hanno la possibilità di eleggere direttamente il presidente del club, il quale viene votato a suffragio universale. Il peso dei tifosi è quindi tanto, e la loro partecipazione, è fondamentale. Com’è cambiato il peso dei soci sui conti del Barcellona? Nel 2002/03 il peso dei soci ha raggiunto il 10%; dai soci infatti erano arrivati circa 11 milioni di euro, circa il 9% su ricavi per un totale di 123 milioni di euro. L’impatto con il passare degli anni è diminuito notevolmente, in 14 anni infatti è arrivato fino all’attuale 2,5%, nell’esercizio chiuso il 30 giugno 2017 dai soci sono arrivati ricavi pari a 18 milioni su un fatturato di 708 milioni di euro. Per quanto riguarda le due squadre tedesche, in Germania c’è anche una legge che non permette ad un socio unico di detenere più del 50% della proprietà del club, con i suoi 251 mila azionisti-tifosi il Bayern si è spinto oltre, stabilendo che non possa essere venduto un ammontare di quote superiore al 30%. Questo assicura stabilità della base proprietaria e favorisce una sana gestione societaria. Accanto all’azionariato diffuso, il Bayern ha poi aperto il capitale ad alcuni key-partners quali Adidas, Audi e Allianz. Ciascuna delle tre aziende, oltre ad essere sponsor, detiene l’8,3% del capitale ed assicura ingenti apporti finanziari per sostenere il club. Altra squadra ad avere un azionariato popolare è l’Hellas Verona: tramite un sito apposito si può infatti diventare soci decidendo quale tipo di quota sottoscrivere.

Conclusioni

I pro riguardanti questo tipo di proprietà sono molteplici; primo su tutti data l’assenza di una proprietà unica il potere viene affidato a una dirigenza fidata e preparata, la quale sarà valutata solo ed esclusivamente in base ai risultati. Così facendo la gestione di bilancio e del fattore tecnico deve puntare al massimo. Ciò comporta inoltre una “freddezza” in ambito decisionale, basata esclusivamente su fatti e non sull’emotività. Il contro principale, invece, è che in una società basata sull’azionariato diffuso gli azionisti desiderano solo ed esclusivamente i dividendi. Si rischia così di entrare in conflitto con il consiglio di amministrazione che, come si è già detto in precedenza, ha come obiettivo la crescita dell’azienda.

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