Scalapay, una scalata verso il successo

La piattaforma di Scalapay

“In Australia io e l’altro fondatore, Johnny Mitrevski, avevamo notato che i rivenditori online facevano fatica, ma che la possibilità di dilazionare i pagamenti aveva un forte impatto”. Queste sono le parole pronunciate in un’intervista a Forbes da Simone Mancini, uno dei due co-fondatori della società fintech Scalapay.

Questa start-up si rivolge ai portali di shopping online di tutto il mondo e propone un modello di pagamento per gli operatori dell’e-commerce definito “buy now,pay later”, offrendo la possibilità di acquistare subito i prodotti e pagarli in un secondo momento senza interessi, scegliendo fra tre opzioni:

  • Pay in 3, in tre rate mensili;
  • Pay in 4, quattro rate;
  • Pay later, con il pagamento dopo quattordici giorni.

Inoltre, recentemente, è stata lanciata un’altra piattaforma, Magic, con l’obiettivo di introdurre un nuovo sistema di checkout per risolvere tutti i problemi che rallentano il processo di pagamento online e che spesso portano il consumatore ad abbandonare la piattaforma, offrendo un notevole aiuto ai merchant europei nell’espandere il proprio network di clienti. Magic, infatti, consente di eliminare le varie procedure come registrazione, login, spedizione, selezione del pagamento e consensi di privacy, rispettando però la normativa europea sulla sicurezza dei pagamenti online PSD2 (Payments Service Directive) e GDPR (General Data Protection Regulation). Attualmente Scalapay collabora con alcuni dei più importanti esercenti e retailer, soprattutto nel settore del fashion, come MSGM, Stroili, Luisa Spagnoli, Calzedonia, Twinset ed è anche sponsor ufficiale della Camera Nazionale della Moda Italiana fino al 2023.

Cos'è e come si diventa un unicorno

Il termine “azienda unicorno” appare sulle scene del mondo finanziario per la prima volta nel 2013, quando Aileen Lee, fondatrice di un fondo di venture capital Cowboy Ventures, definì così le società operanti nel fintech valutate più di un miliardo di dollari. Solitamente, startup di questo tipo presentano una serie di caratteristiche: sono le “prime”, ovvero pioniere nel loro settore di riferimento; le loro innovazioni sono dirompenti e stravolgono i loro competitor, il fattore di “disruption” che le differenzia dall’essere una semplice startup; il modello di business è basato su tecnologieall’avanguardia (circa l’87% dei “prodotti unicorni” sono software), sfruttando il cloud computing o i sistemi di CRM (Customer Relationship Management); si rivolgono al B2C (Business to Customer), ovvero hanno come obiettivo offrire un strumento che facilitadirettamente il consumatore finale con un modello di business che ruota intorno alla fornitura di prodotti e servizi da loro direttamente accessibili; sono aziende private. Se invece, una società ha una valorizzazione, come Dropbox e SpaceX, di oltre dieci miliardi si utilizza il termine decacorn. Dal momento che tutti gli unicorni sono startup, il loro valore principalmente è basato sulle potenzialità di crescita ed espansione proiettate in un orizzonte di circa sette anni dalla loro costituzione. La valutazione, poi, viene effettuata da venture capitalist e investitori che hanno partecipato ai vari round di finanziamento delle società, tenendo conto, appunto, non esclusivamente della performance finanziaria della stessa.

Gli unicorns implementano delle strategie di MTP (Massive Transformative Purpose) che permettono loro di crescere e sorpassare i loro competitor in modo esponenziale, perseguendo obiettivi altamente ambiziosi e sviluppando idee “fuori dagli schemi”. Rispetto al 2020, a livello mondiale, si è registrato un incremento del 60% nell’alveo di aziende che godono di questo titolo, passando da 616 a quasi 1000, con una conseguente raccolta di capitali che è balzata in avanti da 450 a 650 miliardi di dollari e una valorizzazione che partiva da 2 ed è arrivata complessivamente a 3,4 triliardi di dollari.

Un unicorno made in Italy

Riportando il focus su Scalapay, lo scorso febbraio, questa startup milanese ha raccolto 497 milioni di dollari in un round di finanziamento di serie B (relativo alla fase di early growth) guidato dal colosso cinese Tencent e il fondo newyorkese Willoughby Capital con la partecipazione anche di Moore Capital, Deimos,Fasanara Capital, Gangwal e Tiger Global. Questa ingente immissione di liquidità arriva a distanza di pochi mesi dal round di serie A da 155 milioni guidato da Tiger e con quest’ultimo finanziamento la società, che ad oggi ha raccolto oltre 700 milioni di dollari, raggiungendo e superando il miliardo di valutazione, diventa a tutti gli effetti un unicorno, come l’ha definita il Financial Times “il primo unicorno italiano dopo lo scoppio del dotcom”. La società non intende arrestare la propria scalata continuando a costruire un team internazionale, promuovendo politiche attive di employment e nonostante per volere degli investitori, la sede legale sia stata “decentrata” a Dublino, il cuore operativo e i dipendenti rimangono nella capitale della moda italiana.

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