Plusvalenze a specchio, ecco perchè la Juventus è indagata

Il concetto di plusvalenza e l'applicazione al mondo calcistico

In economia aziendale, la differenza positiva tra il prezzo di vendita di un bene e il suo relativo valore netto contabile di bilancio, costituisce una plusvalenza. Per le imprese, in genere, le operazioni che generano plusvalenze sono operazioni poco frequenti o che comunque riguardano beni al termine della loro vita utile, da sostituire. Nel calcio, invece, il bene oggetto di cessione sono i calciatori stessi che, ad ogni campagna trasferimenti, possono generare plusvalenze o minusvalenze e, di conseguenza, migliorare o peggiorare i risultati economici dei club. Proprio nello specifico caso delle società calcistiche, quando una squadra acquista un giocatore, il suo valore d’acquisto viene inserito a bilancio ripartendolo lungo la durata del suo contratto. Se una squadra riesce a vendere un calciatore ad un prezzo superiore al suo valore netto contabile di bilancio, realizza una plusvalenza.

Le plusvalenze a specchio

Le plusvalenze diventano fraudolente nel momento in cui sono utilizzate come leva per “sistemare” bilanci in difficoltà, tramite le cosiddette operazioni di “plusvalenze a specchio”. In questo tipo di operazioni, due club si accordano per scambiarsi due o più giocatori sovrastimando il loro reale valore di mercato al fine di inserire nei rispettivi bilanci due valori patrimoniali più alti di quelli che avevano precedentemente, senza però che avvenga alcun flusso reale di cassa tra la parti. L’obiettivo di queste operazioni è quello di diminuire il più possibile le perdite finanziarie delle società, al fine di rispettare gli obblighi di pareggio di bilancio (tramite il cosiddetto Fair Play Finanziario FPF) imposti dalla UEFA nel 2009. In caso contrario, infatti, i club possono incorrere in pesanti sanzioni, come ad esempio il divieto di mercato o l’esclusione dai campionati internazionali. Le vere e proprie vittime di questa rete di scambi di calciatori sono quasi sempre i giocatori delle squadre giovanili, i quali prezzi di mercato non sono sempre ben definiti, ed è quindi così più semplice per le società aggirare la legge.

I casi di Chievo e Cesena e l'indagine Prisma

Un esempio recente di plusvalenze a specchio ce lo ha fornito il caso scoppiato nell’estate 2018 tra Cesena e Chievo Verona, rivelatosi poi il primo tassello che ha portato al fallimento la squadra veneta e, conseguentemente, al suo ritiro dal calcio professionistico. Le due società avevano stabilito, tra il 2015 e il 2018, una vera e propria rete di scambi di giovani calciatori al fine di aumentare le entrate economiche e pareggiare i rispettivi bilanci. Il Chievo, infatti, nel triennio preso in considerazione, aveva realizzato ben 23 milioni di plusvalenze solamente grazie alle cessioni effettuate in favore del Cesena; e di contro, quest’ultimo, ne aveva realizzate 18 in favore del Chievo. Tutto ciò è stato poi successivamente scoperto e punito con una ingente multa e con punti di penalizzazione per entrambi i club. Il caso che invece sta facendo rumore in queste settimane sta avvenendo per mano della Procura di Torino che, nella cosiddetta indagine Prisma, sta indagando su 62 operazioni compiute nelle annate 2019/2020 e 2020/2021, nella quale sono coinvolte la Juventus, per 42 di queste, e Napoli, Genoa, Sampdoria ed Empoli, per le restanti 20.

I volumi delle plusvalenze nei maggiori club di Serie A ed europei

Secondo un’analisi di Sky Sport, la squadra che ha guadagnato di più dalle plusvalenze nell’ultimo decennio è stata proprio la Juventus, con 672,51 mln, seguita da Roma, Napoli e Inter. In generale, le maggiori sette società italiane hanno prodotto plusvalenze per un totale di 2,5 miliardi di euro nelle ultime 10 stagioni, cifra che raggiunge quota 3 miliardi se si considerano tutte le altre squadre di Serie A.

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Non troppo diversi sono i volumi anche all’esterno, dove la classifica di plusvalenze realizzate è dominata dal Chelsea, che nell’ultimo decennio ne ha iscritte a bilancio per un valore di 689,06 mln. Seguono poi Barcellona e Real Madrid, a quota rispettivamente di 522,42 e 513,64. A ruota, il PSG, il Bayern Monaco e i due club di Manchester.

È importante sottolineare come, però, il fenomeno delle plusvalenze è, all’interno di un contesto come quello calcistico, un fenomeno del tutto normale, che diventa però patologico nel momento in cui i club ne abusano alterando il valore dei giocatori negli scambi o movimentando giocatori al solo fine di realizzare plusvalenze.

È importante sottolineare come, però, il fenomeno delle plusvalenze è, all’interno di un contesto come quello calcistico, un fenomeno del tutto normale, che diventa però patologico nel momento in cui i club ne abusano alterando il valore dei giocatori negli scambi o movimentando giocatori al solo fine di realizzare plusvalenze.

Il caso Juventus

Approfondendo il caso Juventus, analizzando i suoi bilanci nell’ultimo decennio, è possibile fare due considerazioni sulle possibili motivazioni per le quali le operazioni sulla gestione dei calciatori potrebbero essere state fondamentali per il club in un’ottica economico-finanziaria.

In primo luogo, negli anni, i ricavi caratteristici (Ricavi da stadio, ricavi commerciali e diritti TV) si mantengono pressoché costanti, in particolar modo nell’ultimo quinquennio, o comunque seguono un trend di lieve crescita giustificata da una progressiva affermazione del club nel panorama calcistico europeo. Questi dati comunicano incontestabilmente il raggiungimento, da parte del club, di un livello di ricavi caratteristici oltre il quale difficilmente è possibile andare, a meno di una riforma generale delle competizioni nazionali e internazionali (e infatti, non a caso, Andrea Agnelli è stato uno dei principali promotori del progetto della Superlega, che avrebbe consentito alla Juventus e agli altri club fondatori di veder lievitare immediatamente i ricavi da diritti TV, beneficiando, di conseguenza, anche di una spinta sul fronte dei ricavi commerciali e da stadio).

In secondo luogo, senza avere la possibilità di far crescere ulteriormente i ricavi caratteristici, l’unica leva a disposizione della Juventus per raggiungere un fatturato in grado di sostenere il peso di una rosa estremamente costosa è dunque quella della gestione dei calciatori, i cui ricavi arrivano ad un massimo di 172 mln nell’annata 2019-2020 (Annata oggetto dell’indagine Prima), con un rapporto plusvalenze/ricavi totali del 30%.

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