Boom di investimenti per l'Insurtech in Europa

Che cos'è il Fintech?

Il termine fintech nasce dalla contrazione di Finance (Fin) e Technology (Tech), a indicare le due radici forti a cui fare riferimento. Il temine è stato coniato nel 1980 dall’editorialista del Sunday Times, Peter Knight, per descrivere un programma che aveva alterato i parametri della sua casella e-mail. Ad oggi è una delle ‘buzzword’ di maggior interesse nel mondo finanziario. Con l’accezione più ampia del termine si intende un qualunque utilizzo di strumenti digitali applicati in ambito finanziario. In altri casi Fintech è utilizzato per indicare solamente le startup operanti in tale contesto. Nello specifico, si parla spesso di startu Fintech-Fin e di quelle Fintech-Tech: le prime sono coloro che si focalizzano su uno o più servizi finanziari e cercano di ottimizzarli tramite l’utilizzo di strumenti digitali, le seconde invece hanno un processo diametralmente opposto in quanto partono dallo sviluppo di una specifica tecnologia che viene applicata al settore finanziario. La Fintech è composta da 4 aree fondamentali che sono: Bancatech, Insurtech, Regtech e Cybersecurity, vi sono però ulteriori ambiti di applicazione, tra cui vi troviamo l’Open Banking, l’Insurtech e la Cybersecurity. Il fenomeno Fintech investe anche l’Italia, infatti, secondo un’indagine dell’Osservatorio Fintech & Insurtech il 51% dei consumatori italiani tra i 18 e i 74 anni ha avuto necessità di interagire con la banca durante i mesi di lockdown. E soprattutto in momenti delicati, alcune peculiarità dei servizi Fintech e Insurtech sono state decisive.

Dal Fintech all’Insurtech

Il tema Fintech ci offre l’assist di parlare di Insurtech. In linea con quanto già detto per la Fintech, la contrazione Insurtech indica in senso ampio l’innovazione in ambito assicurativo abilitata dalle tecnologie digitali. Report più focalizzati su aspetti finanziari tendono a considerare Insurtech come un sotto segmento del Fintech, mentre analisi relative ad aspetti assicurativi ne evidenziano un’accezione a sé stante.

Che cos'è l'Insuretech?

La parola Insurtech, formata dalle parole insurance e technology, si riferisce a tutto ciò che include innovazione technology-driven nell’industria assicurativa, ovvero quella branca industriale che comprende software, applicazioni, startup, prodotti, servizi, modelli di business e quant’altro per aziende.La parola Insurtech, formata dalle parole insurance e technology, si riferisce a tutto ciò che include innovazione technology-driven nell’industria assicurativa, ovvero quella branca industriale che comprende software, applicazioni, startup, prodotti, servizi, modelli di business e quant’altro per aziende.Mutuato dal termine Fintech che afferisce al mondo più propriamente bancario, l’Insurtech è considerato il figlio di esso, con caratteristiche molto simili sia come impatto che sta producendo sulle imprese tradizionali del settore, sia come fondamenti su cui si basa, e velocità con la quale si sta affermando.Le assicurazioni, come le banche, sono state tra le industrie più lente nell’adattarsi alla digitalizzazione e nel cogliere le opportunità offerte dalla digital transformation. Se in epoca di internet 1.0 la digitalizzazione delle imprese era interpretata come una semplice apertura di un sito web aziendale, oggi, in epoca industria 4.0, la tecnologia digitale ha un impatto ancora più profondo e incide direttamente sui modelli business e la tipologia dei servizi che un’azienda offre.Negli ultimi anni vi è stata una netta accelerazione, che ha condotto alla moltiplicazione degli investimenti, in startup e società che sviluppano soluzioni per l’industria assicurativa, sia da parte di fondi di Venture Capital, sia da parte delle stesse compagnie assicurative, attraverso i propri fondi di Corporate Venture Capital.

Quali sono i pilastri dell’Insurtech?

Tra i grandi pilastri del settore Insurtech distinguiamo: la sharing economy, la blockchain e la cyber security.Tra i grandi pilastri del settore Insurtech distinguiamo: la sharing economy, la blockchain e la cyber security.Considerando step by step ogni pilastro del settore, la sharing economy si pone come uno degli elementi chiave. L’intera value chain delle compagnie è minacciata dai nuovi modelli di business legati all’economia della condivisione e alla digitalizzazione, per questo le compagnie devono ripensare non solo ai prodotti assicurativi, ma anche alla value chain affinché si venga a creare un’offerta sempre più responsive, modulata sulle reali esigenze dei clienti, perfettamente collocata all’interno della contemporaneità.La tecnologia blockchain, invece, è considerata non solo utile alle assicurazioni ma un vero e proprio volano, infatti il potere della blockchain è quello di essere in grado di alimentare nuove modalità di transazioni finanziarie, di migliorare i processi di assicurazioni esistenti, e tenere traccia dei documenti. Le valute digitali basate su blockchain possono supportare molti nuovi modelli assicurativi, in particolare le micro-assicurazioni e il P2P. Molte delle applicazioni blockchain potrebbero essere raccolte all’interno di una nuova categoria denominata “smart contracts”. Questi contratti, in parole semplici, sono dei software che immagazzinano dati ed eseguono azioni all’interno di un sistema blockchain.Passando al terzo pilastro del settore la cyber security rappresenta una grande sfida, che può valere decina di migliaia di dollari. Le assicurazioni per la cyber security sono cresciute tantissimo come dimensione del mercato e del fatturato. Sono ancora pochi i dati storici necessari per stabilire un pricing corretto delle polizze e vi è una grande variazione di anno in anno nel tipo di attacchi informatici e danno che le aziende si trovano ad affrontare di più. Secondo uno studio di IBM nel 2019 le violazioni informatiche sono costate in media 3,5 milioni di dollari a ogni azienda italiana, e questi costi sono destinati a crescere a causa della diffusione della digitalizzazione e dell’integrazione digitale di tutta la supply chain delle organizzazioni aziendali. Per questo motivo, secondo quanto evidenziatio dal nuovo studio pubblicato da Fortune Business Insights, il mercato della cyber security ha raggiunto un valore di 153,16 miliardi dollari nel 2020, ed è destinato a raggiungere un valore pari a 366 miliardi di dollari nel 2028.

Boom di investimenti in Italia

Il settore dell’Insurtech sta diventando sempre più di voga, e in Italia, nonostante sia un settore molto finanziato, siamo ancora in una fase di lancio. Il presidente dell’Italian Insurtech Association, Simone Ranucci Brandimarte mette in guardia il paese riguardo il fatto che i prossimi dodici mesi saranno decisivi per colmare il gap con il resto dell’Europa, e che in caso contrario si rischierebbe un ridimensionamento definitivo di quote di mercato a favore di attori esterni.Il settore dell’Insurtech sta diventando sempre più di voga, e in Italia, nonostante sia un settore molto finanziato, siamo ancora in una fase di lancio. Il presidente dell’Italian Insurtech Association, Simone Ranucci Brandimarte mette in guardia il paese riguardo il fatto che i prossimi dodici mesi saranno decisivi per colmare il gap con il resto dell’Europa, e che in caso contrario si rischierebbe un ridimensionamento definitivo di quote di mercato a favore di attori esterni.Negli USA e in Europa si è registrato nel primo semestre un boom di investimenti che ha raggiunto i 60 milioni di euro, superando già il totale dell’anno 2020.Secondo i player italiani membri dell’Osservatorio Fintech & Insurtech del Politecnico di Milano gli investimenti nel settore potrebbero arrivare a un valore compreso tra i 100 e 120 milioni di euro entro la fine dell’anno corrente.Nonostante questi dati confortanti, il volume di investimenti risulta insufficiente rispetto alla media europea; in Gran Bretagna, Germania e Francia dall’inizio del 2020 fino a giugno 2021 si sono registrati numeri molto distanti da quelli vista in Italia, rispettivamente 2.8, 2.5, 2.2 miliardi di euro.Questa importante distanza con gli altri paesi europei e Gran Bretagna vuole essere colmata; infatti, parliamo di un settore che è in Italia come volume di affari secondo solo al turismo, e può già contare sull’esperienza disruptive di altri comparti e, soprattutto, offre la possibilità di un ampliamento delle dimensioni di mercato che si sta sempre di più digitalizzando.L’Italia si trova tra i paesi più indietro con una penetrazione di polizze diverse dall’Rc auto fermo all’1.5% al 2018 ma è stata fatta una previsione che conferma l’intento di arrivare al 3.5% nel 2025 e attorno al 10% nel 2030. Lo sviluppo del mercato viene favorito dalla semplificazione e dalla flessibilità nella distribuzione e nell’offerta delle polizze frutto della crescente digitalizzazione dei consumatori e dell’innovazione frutto della tecnologia e della pressione dei nuovi player.

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