Tesla frena con il tweet di Elon Musk

Introduzione

Nel corso dell’ultimo mese (considerando il periodo di tempo tra il 13 ottobre 2021 e il 12 novembre 2021) Tesla ha toccato il prezzo per azione più alto mai raggiunto (1229,91 dollari statunitensi ad azione), raggiungendo il triliardo di capitalizzazione e diventando la società di automobili più capitalizzata al mondo. Il prezzo per azione è poi sceso del circa 13%, fino ad arrivare a 1020 dollari (12 novembre).

L'aumento del prezzo

Prima fra le cause del boom di Tesla vi è la pubblicazione dei risultati trimestrali della società, resi pubblici il 20 ottobre. I dati finanziari dimostrano infatti un trimestre record sotto ogni punto di vista, soprattutto in termini di margini. Il fatturato totale del Q3 2021 si è attestato al di sopra dei 13 miliardi di dollari (contro gli 8 miliardi di fatturato del Q3 2020) con un margine operativo record del 14.6%. Anche il risultato netto è stato il migliore di sempre e gli utili per azione sono risultati essere sopra alle aspettative degli analisti, attestandosi a 1,86 dollari per azione. Oltre ai dati prettamente finanziari, ad aver spinto le quotazioni al rialzo sono stati i dati sulle consegne dei prodotti del trimestre: Tesla è stata la automobile più venduta in Europa nel mese di settembre, non solo del settore EV, ma anche in quello delle automotive in generale. Tesla ha venduto infatti più di 240.000 automobili nel trimestre in esame ed entro la fine dell’anno ci si aspetta un totale di consegne oltre le 880.000 unità, che porteranno il fatturato annuo a 50 miliardi, rispetto ai 31 miliardi dell’anno precedente. Si riteneva inoltre che Tesla avesse già firmato un contratto di vendita di 100.000 automobili con Hertz per il 2022, ma Elon Musk ha twittato che nessun contratto con Hertz è stato ancora firmato e che Tesla, avendo molta più domanda che offerta, venderebbe ad Hertz le automobili allo stesso prezzo a cui esse sono vendute ai consumatori finali. Affermando sulla scorta di questi dati che “Il deal con Hertz non ha alcun effetto sull’economia di Tesla”, Musk ha perciò incrementato le aspettative degli investitori, garantendo che l’obiettivo di consegne nel 2022 sarà raggiunto anche senza il perfezionamento di qualsiasi contratto di vendita con Hertz. Inoltre, a causa dello shortage di microchip e semiconduttori che ha gravato su tutta l’industria EV riducendo l’offerta di prodotti finiti quali le macchine elettriche, ed avendo al contrario Tesla fatto overstock di tali componenti pagandoli - relativamente nel tempo, certamente oggi - a prezzi più bassi, la company potrebbe oggi essere in grado anche di alzare i prezzi di vendita di alcuni modelli di autovetture e dunque ottenere altresì maggiori margini operativi. Non possiamo inoltre dimenticare che per incrementare la capacità produttiva della società, Tesla ha anche dato avvio alla costruzione di due nuovi stabilimenti produttivi, uno ad Austin, in Texas, e l’altro a Berlino, in Europa, che dovrebbero iniziare ad essere operativi per l’inizio del 2022.

Quando un tweet costa 200 miliardi

Il prezzo ha poi iniziato a diminuire dopo che Musk ha lanciato il seguente sondaggio su Twitter: “Ultimamente si è parlato molto di guadagni non realizzati, ed essendo ciò sinonimo di evasione fiscale propongo di vendere il 10% delle mie azioni Tesla, tu supporti questa idea?” Avendo vinto il sì, tra martedì 9 e mercoledì 10 Novembre, Musk ha venduto azioni per quasi 5 miliardi di dollari americani per poter pagare un’eventuale tassa sul capital gain delle azioni. Michael Burry, l’uomo che ha previsto la crisi del 2008, ha però espresso su Twitter le sue perplessità riguardo al motivo della vendita di azioni Tesla da parte di Musk. Secondo Burry, infatti, il CEO di Tesla avrebbe venduto parte delle proprie azioni soltanto per ripagare propri debiti personali che erano stati garantiti con azioni Tesla da lui medesimo detenute, e non per far fronte alla maxi-tassa sul capital gain.

Conclusione

Per quanto riguarda, infine, le previsioni di medio-lungo periodo, ipotizzando un tasso composto annuo di crescita pari al 50%, così come previsto dallo stesso Elon Musk (sempre che poi sia realmente confermato) - e relativamente ipotizzabile considerano la leadership di Tesla e la crescita del settore EV in generale, la società potrebbe arrivare a vendere più di 4 milioni di automobili nel 2025 e oltre 20 milioni nel 2030. D’altro canto, però, Tesla dovrebbe anche maggiormente preoccuparsi dell’aumento della concorrenza nel suo settore di appartenenza il quale, essendo in forte espansione, ha già visto sul mercato di riferimento numerosi agguerriti concorrenti, tra cui Rivian (recentemente quotata in borsa), e tutte le altre case automobilistiche del mondo che hanno iniziato a produrre anch'esse EV. La forte concorrenza futura potrebbe quindi comprimere la quota di mercato detenuta attualmente da Tesla. La risposta concreta del mercato, il suo evolversi anche solo nei prossimi mesi nel mercato automobilistico è quindi un focus importante su cui mantenere più che mai viva l'attenzione.

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