Banking Union

Quando nasce l’Unione bancaria?

L’esigenza di coordinamento nel settore bancario europeo è emersa a seguito della crisi economico-finanziaria del 2008 e della successiva crisi del debito sovrano in cui è apparso chiaro quanto fosse necessaria, se non vitale, una maggiore integrazione circa la regolamentazione e il funzionamento stesso degli istituti di credito. Così, dinanzi alle difficoltà che stava attraversando il sistema bancario, i leader europei nel 2012 hanno iniziato a collaborare per fornire un meccanismo stabile a supporto di possibili crisi future. L’Unione bancaria intende rendere il multiforme mondo del credito:

  • più trasparente, applicando regole e principi di vigilanza, risanamento e risoluzione uniformi;
  • unificato, garantendo pari trattamento alle attività bancarie nazionali e transfrontaliere;
  • più sicuro, soccorrendo le banche in una fase precoce per aiutarle a non fallire e provvedendo alla loro efficiente risoluzione, se necessario.

Queste istanze sono confluite nel progetto della Banking Union, espresso attraverso il Single Rulebook e  articolato in tre pillar: il Single Supervisory Mechanism, un network delle autorità di vigilanza nazionali coordinato dalla BCE; il Single Resolution Mechanism, uno schema di prevenzione e gestione delle crisi bancarie basato sul modello del “salvataggio interno”, il bail-in che tende a porre il costo della crisi su soci e creditori  invece che sugli Stati nazionali; lo European deposit insurance scheme, un sistema europeo di assicurazione dei depositi basato sui già operanti sistemi nazionali di garanzia disciplinati dalla direttiva 2014/49/UE.

Single Rulebook

In precedenza, la legislazione bancaria europea si basava su direttive che a livello nazionale comportavano significative divergenze e difficoltà di applicazione causando, altresì, incertezza giuridica e scappatoie normative per i singoli enti. È risultato evidente, quindi, come fosse fondamentale utilizzare esattamente la stessa chiave interpretativa per il variegato sistema di regolamentazione europeo al fine di rendere il complesso settore finanziario più resiliente e trasparente. Da tali esigenze nasce il Codice unico europeo che è l’asse portante dell’Unione bancaria e della regolamentazione del settore finanziario europeo e si articola in una serie di documenti che tutti gli istituti di credito devono rispettare. Al suo interno gli atti giuridici di maggior rilevanza riguardano le direttive e i regolamenti sui requisiti patrimoniali, la direttiva sui sistemi di garanzia dei depositi e quelle sul risanamento e la risoluzione delle banche in crisi. Questo nuovo quadro normativo, però, è configurato in modo da lasciare comunque un modesto grado di flessibilità nell’attivazione di strumenti macroprudenziali. Per questo, gli Stati hanno  la possibilità di richiedere alle banche nazionali di detenere un livello di riserve più elevato  e se lo fanno ciò si applica anche agli istituti degli altri Stati.

Single Supervisory Mechanism

Il primo pilastro della Banking Union si occupa della vigilanza in senso stretto del sistema bancario europeo. In particolare, la BCE vigila direttamente sulle banche ritenute “significant”, con un patrimonio superiore ai 30 miliardi o al 20% del PIL del Paese in cui hanno sede o comunque le tre più importanti di ogni Stato da cui dipende la stabilità di tutto il settore. Le Banche Centrali nazionali invece esercitano la loro funzione di vigilanza sulle banche “less significant”, ferma restando la possibilità per la BCE di avocare a sé il controllo su un istituto di questa categoria. Le principali finalità di tale meccanismo sono garantire solidità al sistema economico, accrescere l’integrazione tra banche e assicurare una supervisione uniforme e coerente. La vigilanza bancaria si articola in molteplici operazioni come: condurre valutazioni prudenziali, ispezioni e indagini; concedere o revocare licenze bancarie; assicurare la conformità e il rispetto della normativa europea; stabilire un tetto più elevato di riserve da detenere per scongiurare ogni possibile rischio di collasso finanziario.

Single Resolution Mechanism

Il secondo pillar invece persegue l’obiettivo di un’efficiente risoluzione delle crisi bancarie riducendo al minimo i costi per i depositanti e per l’economia reale. Questo meccanismo prevede un fondo di risoluzione unico alimentato dai progressivi contributi delle banche dell’Eurozona e un Single Resolution Board a cui sono affidate le decisioni sulla gestione del procedimento di risoluzione oltre che sull’uso del fondo. Gli strumenti attivabili dal Board per il risanamento delle banche comprendono la vendita di azioni, attività o passività ad un terzo acquirente, a una bridge bank o a una società oppure l’attivazione del bail-in. Viene, infatti, introdotto il principio del salvataggio interno di un istituto di credito in base al quale un’eventuale situazione di insolvenza o di fallimento sono sulle spalle di soci e investitori. Il bail-in quindi si contrappone al bail-out, cioè alle vaste misure di salvataggio attuate in molti Stati a seguito del dissesto finanziario del 2008 e viene attivato previa adeguata considerazione e analisi dei profili di stabilità finanziaria del singolo istituto.

Il Single Resolution Fund, invece, viene utilizzato per la risoluzione delle banche in dissesto quando sono esaurite tutte le altre opzioni di salvataggio, compreso il bail-in ed è finanziato dai contributi del settore bancario paneuropeo. Questo fondo sta prendendo corpo in un periodo di otto anni, 2016-2023, e attualmente ammonta a circa 52 miliardi di euro. L’importo dovuto da ciascun ente è calcolato proporzionalmente all’importo delle sue passività, esclusi i fondi propri e i depositi coperti, rispetto alle passività aggregate di tutti gli istituti creditizi dei paesi della Banking Union.

European deposit insurance scheme

Il Sistema europeo di assicurazione dei depositi costituisce il terzo pilastro dell’unione bancaria ed è stato istituito nel 2015 su proposta della Commissione europea. Questo schema è stato adottato come parte di un più ampio pacchetto di misure per tutelare i depositi bancari e i contribuenti andando a implementare e completare il progetto di armonizzazione del settore a livello europeo. Il sistema si basa sui modelli nazionali di garanzia dei depositi disciplinati della direttiva 2014/49/UE e che assicurano già tutti i depositi fino a cento mila euro. L’European deposit insurance scheme si applica ugualmente ai depositi inferiori a tale soglia ma offre un sistema di protezione maggiore così che, quando una banca dovesse trovarsi in una situazione di insolvenza, interverrebbero sia il sistema nazionale di garanzia che quello europeo.

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